Santa Maria La Nova a Napoli


Detta “nuova” per distinguerla da una precedente che sorgeva nel luogo ove fu edificato Castelnuovo e dove esisteva un convento di Frati Minori, che si voleva fondato da San Francesco. Carlo I distrusse il complesso cedendo in cambio ai frati, nel 1279, il terreno dove si trova l’attuale chiesa.


La facciata è preceduta da una scalinata del 1606, con balaustra marmorea; il portale, affiancato da due colonne di granito, è sormontato da un’edicola raffigurante la Vergine, di ignoto scultore della metà del seicento.

L’ampio invaso della navata, al quale si accede dal pronao su cui poggia il “coro sovrano” del 1620, è dominato dallo splendido soffitto cassettonato, uno degli esempi più interessanti e meglio conservato, eseguito tra il 1598-1603. Le tre tele maggiori poste lungo l’asse longitudinali del soffitto sono: la “Gloria di Maria” di Francesco Curia; “l’Assunzione della Vergine” di Girolamo Imparato(1603), l’Incoronazione di Maria di Fabrizio Santafede. La tela centrale è circondata da quattro tele più piccole di Bellisario Corenzio. Sugli archi delle cappelle furono dipinte da Nicola Malinconico nei primi anni del XVIII sec. le Dodici Virtù.

L’altare maggiore, del 1633 realizzato dal carrarese Mario Ciotti e Giuseppe Pelizza, collaboratori del Fanzago, su disegno di quest’ultimo, è adorno di putti bronzei fusi su disegno dello stesso Fanzago. Gli affreschi del coro furono iniziati nel 1603 da Corenzio e dai suoi collaboratori.

Nelle cappelle si trovano opere di Battistello Caracciolo, Bellisario Corenzio, Giovanni da Nola, Massimo Stanzione. Del complesso monumentale fanno parte due chiostri, di cui il più piccolo interamente affrescato con episodi della vita di San Giacomo della Marca e grottesche. Gli affreschi sono solitamente attribuiti a Simone Papa (1627-28); alle pareti si trovano monumenti funerari provenienti dalla chiesa, tra i quali quello di Matteo Ferrillo (1499).

Nell’atrio d’ingresso al chiostro grande sono collocate due statue provenienti dall’Aula Magna dell’ ex Palazzo degli Studi, ambedue firmate e databili al primo quarto del ‘600, raffigurano L’Astronomia (o Filosofia) di Girolamo d’ Auria e Il Diritto di Francesco Cassano. Sulla parete di fondo dell’ ex Refettorio è affrescata l’Andata al Calvario attribuita ad Andrea Sabatini databile 1514 ca.

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