Dal 2 marzo al 16 giugno 2024 un altro capolavoro di Caravaggio potrà essere ammirato nel centro storico di Napoli. Arriva in città presso la Fondazione Banco di Napoli di via dei Tribunali il dipinto “La presa di Cristo” di Michelangelo Merisi da Caravaggio, a cura di Francesco Petrucci e Don Gianni Citro.

Un’opera recentemente restaurata esposta solo lo scorso anno a Palazzo Chigi ad Ariccia (Roma) e poi nel 1951 alla storica “Mostra del Caravaggio e dei caravaggeschi”. “La presa di Cristo” è una delle opere più intense e ricche di pathos dell’attività romana di Caravaggio e ne esistono due versioni autografe: quella ora esposta presso la Fondazione Banco di Napoli che fu ritrovata nel 1943 nella collezione Ruffo di Calabria e un’altra della Compagnia dei Gesuiti di Dublino, in deposito presso la National Gallery of Ireland dal 1993.

La mostra nell’Archivio Storico del Banco di Napoli sarà corredata da pannelli didattici che spiegano l’opera, le numerose copie e varianti e una accurata documentazione di tutti i risultati diagnostici realizzati nell’ultimo ventennio. La sua storia trae origine dai banchi pubblici dei luoghi pii, sorti a Napoli tra il XVI e XVII secolo. Una delle prime opere pie a svolgere attività bancaria fu il Monte di Pietà fondato, nel 1539, con lo scopo filantropico del prestito su pegno senza interessi. Più tardi, il Monte aprì una cassa di depositi, che fu riconosciuta con bando vicereale nel 1584.

A seguire, si attivarono, per il riconoscimento a banco pubblico, altri sette istituti: il Sacro Monte e Banco dei Poveri (1563); il Banco Ave Gratia Plena o della Santissima Annunziata (1587); il Banco di Santa Maria del Popolo (1589); il Banco dello Spirito Santo (1590); il Banco di Sant’Eligio (1592); il Banco di San Giacomo e Vittoria (1597); il Banco del Santissimo Salvatore (1640), l’unico a perseguire ab origine fini di lucro.

Nel 1794, Ferdinando IV di Borbone riunì tutti i pubblici banchi in un Banco Nazionale di Napoli, che non ebbe però vita autonoma.

I Banchi, dopo successive soppressioni e fusioni, attuate dal regime napoleonico, confluirono, nel 1809, nel Banco delle Due Sicilie.

Con l’Unità d’Italia, nel 1861, il Banco delle Due Sicilie assunse la denominazione Banco di Napoli ed iniziò ad emettere la moneta del Regno d’Italia per i successivi 65 anni.

Nel 1926 assunse la qualifica di Istituto di credito di diritto pubblico e un maggior ruolo nello sviluppo del Mezzogiorno.

Il primo luglio 1991 l’Istituto di credito di Diritto Pubblico fu il primo banco pubblico ad attuare la “Legge Amato”, che consentì alle banche pubbliche di trasformarsi in società per azioni, trasformandosi in Istituto Banco di Napoli di Diritto Pubblico e conferendo alla società Banco di Napoli S.p. A. il complesso delle attività creditizie. A seguito di alcune modifiche statutarie l’Istituto ha assunto l’attuale denominazione di Fondazione Banco di Napoli.

La Fondazione Banco di Napoli persegue fini di interesse sociale e di promozione dello sviluppo economico e culturale su tutto il territorio nazionale e all’estero. I settori di intervento sono quelli della ricerca scientifica e tecnologica, dell’educazione e della formazione, dell’arte e dei beni culturali, del volontariato e della filantropia.

Tra le principali attività anche una mission privilegiata: la gestione, la tutela e la valorizzazione dell’Archivio Storico della Fondazione, il più grande archivio di natura bancaria al mondo, nel quale sono raccolti preziosi documenti capaci di dischiudere, a studiosi e appassionati, 500 anni di storia napoletana, meridionale, italiana, europea e di paesi extra-europei. Dal 2 marzo al 16 giugno 2024, avrai l’opportunità unica di ammirare da vicino questa opera intensa e carica di pathos, recentemente restaurata e testimone dell’incomparabile talento dell’artista nella sua fase romana.

Clicca qui per le tutte le visite guidate a Napoli e POMPEII

Di Valeria Garofalo

Laureata in Conservazione dei Beni Culturali innamorata dell'incanto che questa città sprigiona, capace di emozionarsi ovunque la scia di una melodia sia in grado di portarmi. ...questa sono io

Lascia un commento