Tutti in fila, mai come in questi giorni, di sole e cielo limpido, ci siamo messi tutti, ci dobbiamo mettere tutti in fila, per fare il vaccino.

Vaccinarci per il covid-19, una scelta, una necessità, un atto di coraggio? Chissà. Molti napoletani l’hanno già fatto o stanno per farlo, con un desiderio nel cuore, quello che tutto questo, finisca presto, il più presto possibile, o l’hanno fatto con la speranza di lasciare il virus fuori la porta di casa, fuori dal proprio corpo.

Healthcare cure concept with a hand in blue medical gloves holding Coronavirus, Covid 19 virus, vaccine vial

Tanti i dubbi e le incertezze che ci assalgono. Il vaccino, un preparato che può salvare tanti da problemi, che purtroppo il covid-19 può far emergere, problemi di diversa natura. La salute, il bene più prezioso di tutti, la condizione sine qua non, principale per poter vivere; in tutto quello che questo verbo significa: “vivere”.

Guardiamo ai farmacisti e ai medici, che da secoli studiano per migliorare la nostra salute, con ammirazione e rispetto. Nella nostra città c’è un ospedale, che ospita una farmacia dove scienza ed arte si incontrano. Si tratta della Farmacia degli Incurabili, situata nel centro storico.

Punto di ritrovo dell’elite della Napoli illuminista realizzata in stile barocco rococò è tra i laboratori farmaceutici più belli e antichi d’Italia. Fu costruita, tra il 1520 il 1522, con la chiesa attigua per volontà della nobildonna Maria Longo. Ella dopo essere guarita da un’aggressiva forma di artrite reumatoide, che l’aveva resa paralitica, decise di fondare un ospedale per la cura dei malati di Sifilide, in genere rifiutati dagli altri ospedali.

Dopo la costruzione, divenne monaca e fondò l’ordine delle 33, le prime consorelle furono proprio ex prostitute guarite dalla sifilide, come noto infatti era una malattia venerea a trasmissione sessuale. L’interno della farmacia è composto da due grandi ambienti. Il salone conserva circa 400 vasi, decorati in chiaroscuro turchino maiolicato. Il pavimento ed il soffitto, con le scaffalature dove sono riposte albarelli ed idrie, i tipici contenitori utilizzati dai farmacisti, rendono questo luogo unico.

Lo si guarda con rispetto e silenziosa ammirazione. Questo luogo è anche ricchissimo di simboli massonici, come numeri e figure allegoriche, come se l’elisir di lunga vita, fosse riservato a pochi adepti. Tuttavia la bellezza di questi contenitori e la speranza che trasudano e che propongono dall’alto dei loro coperchi ci rinfranca. L’ospedale degli incurabili, il cui nome cela al suo interno proprio quel desiderio di speranza: la speranza di guarire; chi di noi infatti non teme le malattie e la sofferenza fisica collegata ad esse.

Nutriamo dunque sempre fiducia nei ricercatori e studiosi che con passione dedizione, ieri come oggi, continuano a cercare di demolire questa parola… Incurabile!

Di Valeria Garofalo

Laureata in Conservazione dei Beni Culturali innamorata dell'incanto che questa città sprigiona, capace di emozionarsi ovunque la scia di una melodia sia in grado di portarmi. ...questa sono io

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