L’Antica Pizzeria Port’Alba è la più antica di Napoli.

Situata al limite di una delle due porte della città, nasce come pizzeria nel 1738, dove andavano a rifornirsi i venditori ambulanti di pizze alla marinara, o con alici, o con cicinielli (bianchetti), o con pomodoro e mozzarella (a quei tempi senza nome, poi nel 1889 prenderà il nome di Margherita).

Nel 1830 data della sua fondazione, diventa pizzeria e osteria con tavoli, sedie e piano superiore, da non dimenticare la buona cucina, dove si possono gustare le linguine alla “Luciana”, alla “S. Lucia” e altre specialità marinare.

La pizzeria è collocata sotto la cosiddetta “Porta delle Sciuscelle” (o Porta delle Carrube), eretta nel 1625, al tempo del Vicerè Antonio Alvarez de Toledo, Duca D’Alba (cui si deve il nome), viene a trovarsi tra la storica e bellissima Via Costantinopoli (Via degli antiquari) ed il Regio Conservatorio di musica, nel centro culturale della città, li infatti tra i Decumani, San Biagio dei librai, vi sono altre numerose pizzerie che vantano antiche tradizioni, ma Port’Alba ha tutto un altro fascino.

Il fascino della tradizione, del nome, del: qui son passati uomini non comuni.

Tra i suoi frequentatori, vanta nomi illustri, basta pensare a Re Ferdinando di Borbone, Francesco Crispi, Antonio Cardarelli, Benedetto Croce, Gabriele D’Annunzio, Salvatore Di Giacomo.

Sin dalla sua fondazione i forni di cottura sono stati rivestiti con pietra lavica proveniente dalle vicinanze del Vesuvio.

Una pizza offerta dalla pizzeria Port’Alba, che ottenne discreta notorietà, è la Mastunicòla (Mastro Nicola), condita con strutto, ricotta di pecora, formaggio e basilico, che era già preparata nel Seicento.

La storia della pizza è lunga, complessa e incerta.

Le prime attestazioni scritte della parola “pizza” risalgono al latino volgare di Gaeta nel 997, come compenso per un contratto di affitto di un mulino situato nel territorio dell’attuale Comune di Castelforte e in un contratto di locazione con data sul retro 31 gennaio 1201 a Sulmona, ed in seguito in quello di altre città italiane come Roma, L’Aquila, Pesaro, Penne, ecc.

L’accezione non era però quella attuale, dacché ancora tra il Seicento e l’Ottocento nei ricettari napoletani la parola “pizza” indicava preparazioni rustiche e dolci da cuochi piuttosto che da pizzaiuoli.

Nel XVI secolo a Napoli ad un pane schiacciato venne dato il nome di pizza che deriva dall’evoluzione della parola greca πιττα (pitta), che significa “focaccia”.

Prima del XVII secolo la pizza era coperta con condimento bianco. Fu più tardi arricchita con olio d’oliva, formaggio, pomodori o pesce: nel 1843, Alexandre Dumas descrisse la diversità dei condimenti della pizza.

Oggi, la fantasia non ha più limiti, quando si tratta di questo piatto, gioia di tutti , grandi e piccini, tradizionalisti e desideri gourmet, a ciascuno il suo.

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Di Valeria Garofalo

Laureata in Conservazione dei Beni Culturali innamorata dell'incanto che questa città sprigiona, capace di emozionarsi ovunque la scia di una melodia sia in grado di portarmi. ...questa sono io

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