L’ombra di Caravaggio, al cinema dal 3 novembre con 01 Distribution, è un film che ha una maturazione molto antica nata infatti 53 anni fa da parte mia all’ombra della statua di Giordano Bruno. In quel periodo infatti avevo scritto un pezzo teatrale in cui Caravaggio incontrava Bruno e poi cinque anni fa con Sandro Petraglia abbiamo trovato l’idea racconta Michele Placido.

Il regista vuole dunque dare, l’immagine di un artista che indaga il lato umano attraverso un percorso travagliato ed inconsueto.

Nella Napoli del 1609, Michelangelo Merisi, noto a tutti come Caravaggio, trova rifugio presso la famiglia Colonna in attesa della grazia papale che gli permetterebbe di sfuggire alla decapitazione come punizione esemplare per aver ucciso l’amico-rivale Ranuccio.

Il pittore e scultore sostiene di essersi semplicemente difeso da un agguato, poiché durante la sua vita “da avanzo di galera”, fatta di grandi bevute e di rapporti sessuali con “donne di malaffare” e ragazzi, le risse sono state all’ordine del giorno.

Del resto la sua “vita spericolata” è riflessa nei suoi dipinti, in cui una prostituta può diventare la Vergine Maria e un senzatetto San Pietro capovolto sulla croce.

Per questo la Chiesa gli mette alle calcagna una sorta di inquisitore che ha il compito di indagare sul suo passato e di mettersi in contatto con le persone a lui più vicine, quelle che malgrado tutto lo proteggono: in primis la marchesa Costanza Colonna e il nipote del Papa, Scipione Borghese.

Michele Placido sostiene che Caravaggio somiglia a Pasolini che partendo dalle borgate malfamate di Roma mette scena il dramma umano, grandissima connessione viene infatti secondo lui tra il pittore e lo scrittore.

Il critico d’arte Roberto Longhi nel 51, organizzò una grande mossa su Caravaggio a Milano, fu proprio Longhi ad associare per primo i due grandi personaggi Pasolini e Caravaggio quali ricercatori del vero nel volto di un’umanità sofferente.

Il Caravaggio proposto da Placido è un uomo ossessionato dalla voglia di raccontare attraverso la sua pittura, una visione religiosa completamente nuova una rivoluzione rivoluzionaria, dove il racconto delle storie bibliche è raffigurato dall’uomo preso dalla strada ovvero il mendicante, la prostituta ed il ladro, una sorta di neorealista ante litteram.

Il film porta lo spettatore nel cuore di Roma, ma la prima scena si apre nel cuore di Napoli, sullo sfondo un Vesuvio freddo di pioggia e una scena cruda a fil di spada, da inizio alla storia di un artista tra i più tormentati della storia dell’arte.

Molto d’effetto, secondo il parere di chi scrive, è il racconto vivo, realistico ed insieme poetico, dell’ispirazione e composizione per la morte della Vergine conservata al Louvre.

Il film si muove su più di un personaggio, come quello di Costanza Colonna, interpretato dall’attrice francese Isabelle Huppert e l’ombra, ossia l’inquisitore papale interpretato da Louis Garrel, unico personaggio di finzione del film.

Michelangelo Merisi detto il Caravaggio geniale, ribelle nei confronti delle regole dettate dal concilio di Trento, gli dobbiamo tanto, gli dobbiamo forse l’averci messo alla prova, la riflessione che nasce dal dubbio, da cosa sia davvero, il vero.

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Di Valeria Garofalo

Laureata in Conservazione dei Beni Culturali innamorata dell'incanto che questa città sprigiona, capace di emozionarsi ovunque la scia di una melodia sia in grado di portarmi. ...questa sono io

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