Pioggia, freddo, vento, Napoli?

Insolita, sicuramente. Città baciata dal sole e invece sferzata in questo periodo da un vento freddo, che ha ammantato Il Vesuvio di neve e quando il vulcano ha il cappuccio bianco “o ver fa fridd”. La cartolina cambia una volta all’anno.

La sua fisionomia si modifica, lo scatto, l’istantanea muta e particolarissima appare attraverso una bianca cornice di pietra come la fontana del Sebeto che adagiata sul lungomare sorprende chi passeggia.

Progettata per la strada del Gigante, fu sistemata all’inizio di via Posillipo nel 1939, opera degli anni di più intensa attività di Cosimo Fanzago, fu commissionata dal Conte di Monterey. I lavori iniziarono nel 1635 come si legge sull’iscrizione.

L’intervento di Fanzago si individua nell’ornamentazione e nelle volute facilmente riscontrabili nel pulpito della chiesa di Santa Maria degli Angeli alle Croci, sita nei pressi del Real Orto Botanico. L’ordine dei pilastri è reso con lunghe volute a mensola di derivazione michelangiolesca come la statua del Sebeto, divinità fluviale che si rifà sicuramente al Mosè, la lezione del Buonarroti ritorna anche nelle statue dei tritoni poste ai lati dell’Arco di trionfo, esse si rifanno senza dubbio al “non finito”.

Il fiume Sebeto è ormai completamente scomparso, le trasformazioni urbane che hanno cambiato il territorio hanno sepolto il corso del fiume, è probabile che l’antico torrente fosse in effetti conosciuto come l’Arenaccia il cui corso per l’appunto è completamente interrato.

In largo Sermoneta, tuttavia la fontana del Sebeto è sicuramente un esempio magnifico di arredo urbano. La sua posizione, il suo candore e l’azzurro del cielo che l’attraversa la rendono unica, leggera e monumentale allo stesso tempo. Un luogo per una foto perfetta, per inserirsi nella più bella delle cartoline realizzate da madre natura: il nostro splendido golfo. Una foto forse …. chissà…pensata, ideata già nella mente di Cosimo Fanzago nel 600…..

Di Valeria Garofalo

Laureata in Conservazione dei Beni Culturali innamorata dell'incanto che questa città sprigiona, capace di emozionarsi ovunque la scia di una melodia sia in grado di portarmi. ...questa sono io

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